In Italia la proposta di legge sul diritto alla disconnessione prosegue il vaglio delle Camere. Cosa prevede la normativa se approvata.
Nell’ultimo decennio il lavoro si è fatto iperconnesso. Parliamo soprattutto di coloro che fanno lavoro di ufficio e le cui mansioni prevedono soprattutto di lavorare a computer, tra email, con annessi messaggi WhatsApp, presentazioni da inviare o visionare e così via. Soprattutto da quando, con la pandemia, si è agevolato il lavoro da casa, questa iperconnessione lavorativa si è fatta particolarmente evidente. Per questo è al vaglio una legge che difende il diritto dei lavoratori a disconnettersi.
Lo smartworking ha avuto come risvolto della medaglia quello di costringere i lavoratori ad essere sempre e comunque disponibili a lavorare, in qualsiasi orario e momento della giornata. Un’alienazione lavorativa che ha spinto in primis l’UE a fare raccomandazioni ai Paesi membri rispetto all’approvazioni di normative che garantiscono la disconnessione che poi rappresenta il diritto al riposo dei lavoratori.
In Italia una normativa ancora non c’è, attualmente è in vigore la legge n. 22 del 2017 che prevede misure per la tutela del lavoro autonomo e per incoraggiare l’articolazione flessibile di orario e luogo di lavoro. Di fatto questa legge non prevede un vero e proprio diritto alla disconnessione e, inoltre, si regolamenta solo attraverso contrattazione individuale e quindi con accordo tra datore di lavoro e lavoratore.
C’è però proposta di legge specifica avanzata lo scorso anno e che continua il suo viaggio verso l’approvazione definitiva. In linea di massima, questa legge riconosce a tutti i lavoratori il diritto di separare il tempo da dedicare al lavoro da quello personale, con il vantaggio che si tratterebbe di una legge applicabile alla contrattazione nazionale.
Volta, quindi, a ridurre il fenomeno della reperibilità continua la legge prevede di imporre alle aziende un lavoro con i sindacati per la creazione di specifiche politiche interne dedicate al diritto alla disconnessione dei lavoratori. Politiche interne che devono definire regole chiare su orari, modalità di comunicazione ed eventuali condizioni straordinarie.
Oltre a questo, le aziende dovrebbero poi fornire ai lavoratori percorsi formativi che permettano loro di apprendere e capire appieno i loro diritti. Cosa ancora più importante però, è prevista l’introduzione di sanzioni per quei datori di lavoro che violano il diritto alla disconnessione, di fatto oggi la reperibilità continua è posta come condizione essenziale per mantenere il posto di lavoro.
I lavoratori potranno poi segnalare eventuali abusi attraverso canali appositi, così da garantire maggiore tutela e protezione. Si va, quindi, verso il modello Portogallo dove proprio nel 2024 è stata approvata la prima vera legge sul diritto alla disconnessione in UE (altre normative più limitanti ci sono anche in Francia e Belgio); qui si vieta categoricamente ai datori di lavoro di contattare i dipendenti al di fuori dell’orario di lavoro.
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